Oggi il Flow 🏄🏼♂️ ci porta a parlare della pubblicità che abbiamo visto durante il Festival di Sanremo: il marketing si infila ovunque, ma spesso con effetti autolesionistici
Prima di cominciare questo viaggio all’interno del Festival, ti ricordo che nell’ultimo numero di Consumer Flow💨 abbiamo parlato della “gabbia dorata” della personalizzazione del servizio……. Se te lo sei perso, lo trovi qui!💨
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💫 Main Flow: pensieri per ragionare insieme
Il curling e la pubblicità (stonata) a Sanremo
📺 Che c'entra il curling con il Festival di Sanremo? Ve lo spiego subito: a un certo punto, durante la diretta televisiva, il conduttore Carlo Conti comincia a raccontarci (così dal nulla) di essere un appassionato di curling! Sì avete capito bene, quel gioco nel quale una squadra lancia questa apposita pietra sul ghiaccio 🥌 mentre gli altri componenti spazzolano la pista per indirizzare al meglio l'oggetto.
🕺Il siparietto serve a introdurre l’intervista con due atleti della nazionale italiana di curling, appunto, che si trovano seduti in platea. Un incontro casuale? Non proprio...
Sulle maglie azzurre si nota (ben in vista) il logo dello sponsor automobilistico del Festival, scenetta arricchita dalla "spontanea" consegna di una maglia brandizzata. A quel punto, come si vede nel video qui sotto👇🏽 la telecamera indugia nuovamente sul logo dello sponsor.
Avete visto? Imbarazzante quando Carlo Conti davanti alla spazzola usata per indirizzare la pietra sul ghiaccio dice: “E questo invece è…” 🧹 Si chiama semplicemente "scopa da curling", Carlo (se preferisci “curling broom” o “brush”, in inglese). Ma visto che hai appena dichiarato di essere un appassionato di questa disciplina dovresti saperlo! 🕵️♂️
Ma c'è un ulteriore dettaglio che non può sfuggire all'occhio attento: sulla maglia azzurra, a completare il quadro del paradossale, spicca del nastro adesivo nero, maldestramente applicato per coprire - presumibilmente - altri sponsor. 🫣
Una scena grottesca! 😓
Un “product placement” che, seppur (forse) tecnicamente legale, grazie all'avviso iniziale in sovraimpressione (sull'inserimento di prodotti a fini promozionali), si trasforma in una vera e propria parodia involontaria della comunicazione commerciale.😏
Parlando quotidianamente con i consumatori ho imparato che questi espedienti non solo non funzionano, ma rischiano di danneggiare seriamente la reputazione dei brand (tanto l'inserzionista che il produttore del programma tv). 😰 Il nastro adesivo nero sulle maglie, poi, notato da diversi degli spettatori, è la perfetta metafora di quanto questa comunicazione sia stata percepita come artificiale e poco curata.
💡 La domanda sorge spontanea: perché non dire semplicemente che quel brand sostiene con orgoglio la nazionale italiana di curling? Perché non costruire una narrazione autentica invece di ricorrere a questi maldestri tentativi di "occultamento"? Anche perché quello stesso sponsor ha brandizzato il palco secondario del festival!
Mi rivolgo ai professionisti del marketing e della comunicazione:
📌 il rispetto dell'intelligenza del consumatore non è negoziabile;
📌 la trasparenza non è un ostacolo alla creatività, ma dovrebbe essere un suo potente alleato;
📌 possiamo evolvere verso una pubblicità più autentica e rispettosa?
In conclusione, secondo voi, in un'era in cui i consumatori sono sempre più attenti e consapevoli, possiamo ancora permetterci questi approcci improvvisati? Aspetto i vostri commenti in risposta a questa email.📧
⚡️Social Flow: un giro sui miei social
La truffa del questionario
A proposito di pubblicità ingannevole, in questo video vi racconto la truffa del questionario (da compilare per vincere un premio... 😉 seeee….)👇🏼
E, ovviamente, raccontatemi le vostre esperienze, rispondendo a questa email! Per oggi è tutto, ci vediamo prestissimo proprio qui, nel Flow!🌊
Massimiliano